Un boato oscuro ha illuminato le strade di
Lugano con un fuoco di anarchico dissenso. Sabato 6 dicembre un
centinaio di complici e solidali hanno dato luogo ad un corteo in
sostegno dell’ ex-selva squat.
Il corteo, a cui hanno partecipato diverse realtà locali ed estere, è
partito dalla stazione e si è snodato per il centro di lugano
caratterizzandosi con slogan rabbiosi, scritte e discorsi.
Successivamente ci si è fermati di fronte alla ex casa occupata dove si
sono ricordati i 17 giorni di anarchia trascorsi tra quelle mura.
Nonostante il comune abbia murato e barricato le entrate, si è riusciti
a rientrare per appendere degli striscioni sulla facciata.
Tornati in stazione ci si è fermati nel sottopassaggio con l’intento di
continuare l’iniziativa, mossi dal proposito di attuare un’ occupazione
istantanea per far rivivere quei 17 giorni di autogestione. Purtroppo
l’evento è durato soltanto un paio d’ore; dopodichè a causa
dell’assedio poliziesco e dell’ insufficiente numero di presenti si è
dovuti andar via, non dopo aver mangiato, bevuto e ballato.
In ogni caso la volontà e la forza che abbiamo è la nostra principale
risorsa per far emergere una radicale opposizione alle attuali
dinamiche sociali.
In una città come Lugano, in cui il lusso, le banche, la speculazione
edilizia, la repressione contro gli immigrati fanno da motore urbano,
il corteo ha rotto gli schemi per un istante. E questo è solo l’inizio!
Domenica 7 dicembre il dissenso è tornato a farsi sentire sotto le mura del carcere "la stampa" a Lugano.
La nostra solidarietà ha abbatuto il silenzio carcerario attraversando
quelle mura e quelle sbarre. Per ore la musica ha risollevato l’animo
di chi è costretto a vivere in gabbia per aver violato il sacro codice
penale. Non solo la musica, ma anche la comunicazione diretta con i
detenuti ha caratterizzato questo presidio. Inoltre, ciò si è svolto
per esportare oltre confine il messaggio dei detenuti in lotta contro
l’ergastolo in Italia.
Per il secondo anno consecutivo migliaia di detenuti, ergastolani e
non, rilanciano la lotta contro il "fine pena mai". Lottare contro
questa condanna a morte diluita nel tempo, inflitta dal codice penale a
centinaia di prigionieri rappresenta solo l’inizio di una battaglia di
liberazione totale. Il carcere è il luogo in cui l’esclusione e la
segregazione regnanti nella società, trovano la massima espressione:
una società che pretende di risolvere i propri dislivelli e
contraddizioni con la repressione. Da qui è necessario sostenere quelle
situazioni di lotta autorganizzata con una propulsione dal basso per
poter finalmente sognare una realtà libera da sbarre, controllo e
oppressione.
Anarcoselvatici e selvatiche